La Cura
Trascorso il periodo dell’emergenza che ha imposto una surreale
immobilità, ora è il tempo di tornare all’azione. La cultura del fare,
il nostro lavoro quotidiano dovranno mettere in moto una ricostruzione
virtuosa animata da un ascolto profondo e responsabile delle cose del
mondo. Il dialogo con i partners e l’ascolto empatico del mercato
daranno più forza a quelle «imprese su misura» che rappresentano la
forza migliore del sistema produttivo italiano.
Durante questo periodo ci siamo resi conto della forza e della irreversibilità delle nuove tecnologie di comunicazione. Tuttavia l’evoluzione verso il digitale, e non mi riferisco esclusivamente al settore delle comunicazioni, dovrà tener conto della nostra tradizione analogico-artigianale del made in Italy. La miglior cura per tornare a crescere sarà probabilmente quella di mettersi in mezzo tra digitale e analogico, tra fisico e immateriale, tra globale e locale. Non perdere il treno dell’innovazione è essenziale, ma allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare da dove veniamo e che cosa sappiamo fare meglio. Le nostre fabbriche potrebbero diventare dei laboratori per nuove forme organizzative del lavoro che tengano bene in conto il cambiamento digitale e la tradizione manuale artigiana, forse la migliore «cura» per ri-pensare e ri-fondare il modo di fare impresa.